La parola arcaica namasté deriva dal sanscrito, che dagli indiani è considerata una lingua sacra. Gli indù dicono namasté per salutare, ringraziare, chiedere qualcosa; ma ‘namasté’ è anche un segno di rispetto che viene spesso accompagnato al gesto ‘mudra’ in cui si congiungono i palmi delle mani in segno di preghiera vicino al petto.
Questo speciale appuntamento offrirà l’opportunità a chi conosce già le tradizioni e le usanze indiane, ma anche ai curiosi, di indossare un sari tradizionale, che sarà messo a disposizione dall’artista/ballerina Fede Chandra. La serata inizierà alle cinque del pomeriggio con la vestizione del sari, seguirà un momento dedicato allo yoga kundalini; alle 18,15 laboratorio di tattoo indiano. La serata si concluderà con una lezione di gatka, letteralmente grazia, arte marziale che fonde preparazione fisica, mentale e spirituale.