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Sa pibadra, pomodori secchi di Sardegna

pibadra

In Sardegna non esiste ragazzino che nei giorni più caldi dell’estate non abbia visto mettere nella casa dei nonni delle tavole di legno adagiate tra due sedie con una distesa di pomodori spaccati in due… i semini dorati cosparsi di sale ed un  profumo delizioso che ti faceva venire voglia di rubarne uno e mangiarlo di nascosto. Il rito prevedeva che al calar del sole le tavole si portassero dentro in modo che i preziosi frutti rossi non riacquistassero umidità… Poi l’essicazione poteva durare anche 10 giorni, a seconda del calore del sole. Nel Campidano i pomodori secchi si chiamano pibadra, dal barbaricino ‘pilarda, raggrinzita’: si utilizzano per insaporire piatti dalla cottura lenta e gustosa, dal brodo allo spezzatino… Oggi si mettono anche sottolio (ripuliti dal sale) e si utilizzano a piccoli pezzi o in crema per condire crostini e focacce.

Pomodori, sale e sole, qualche foglia di alloro per la conservazione. Tenuto in frigo in un barattolo di vetro questo delicato ed unico sapore di Sardegna paesana ed arcaica sarà disponibile per le vostre ricette tutto l’inverno.

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